per vedere l’opera: Rigoletto
per vedere l’opera: Rigoletto
I sei incursori della Marina erano stati sbarcati dal sommergibile Scirè al largo di Alessandria: entrarono di notte nel porto approfittando del fatto che gli inglesi avevano abbassato le reti di protezione per fare entrare tre cacciatorpediniere.
Dopo 5 ore di immersione, i 6 italiani riuscirono a piazzare le cariche dei loro tre maiali sotto le corazzate Queen Elizabeth e Valiant e sotto la nave Sagona.
La missione era iniziata con la partenza del sommergibile Scirè da La Spezia il 3 dicembre: comandato dal tenente Junio Valerio; il battello fece scalo in un porto italiano dell’Egeo per imbarcare gli incursori che arrivarono in aereo il 14.
L’attacco ad Alessandria era previsto il 17 dicembre, ma il mare mosso fece ritardare l’azione. La notte del 18 i tre “maiali” si avvicinarono. Gli incursori dovevano dividersi, navigare in immersione fin sotto la chiglia delle navi, piazzare le cariche ad orologeria, abbandonare il maiale ed emergere lontano dal porto per provare a fuggire.
De La Penne e Bianchi erano da ore in movimento, il respiratore ad ossigeno del palombaro-capo andò in avaria, il sottufficiale fu costretto ad emergere e fu arrestato dalle sentinelle. De La Penne trascinò il “maiale” sul fondo del porto, scollegò la testata esplosiva e la piazzò riemergendo stremato, anche lui fu arrestato.
Alle 5,30, mezz’ora prima del scoppio, de La Penne chiamò gli inglesi e confessò. Il comandante fece evacuare l’equipaggio, ma fece riportare De La Penne e Bianchi nella cella sotto la linea di galleggiamento.
Alle 6 l’esplosione sfondò la Valiant. I due italiani si salvarono, vennero evacuati dagli inglesi che li tennero prigionieri fino al termine della guerra.
Anche altri due incursori vennero catturati dagli inglesi, anche se riuscirono ad affondare una petroliera e danneggiare un incrociatore. Antonio Marceglia e Spartaco Schergat, con il “maiale” affondarono la Queen Elizabeth, si sganciarono per tempo e riuscirono a fuggire dal porto.
L’opera
Visita al Museo della Scienza e della Tecnica e all’ Ansaldo nei laboratori-atelier del Teatro alla Scala
In data 2 Ottobre 2018 siamo andati a piedi alle Oasi di Baggero e abbiamo visto la piattaforma ecologica con dei cassoni che contenevano vari tipi di materiali tra cui carta,vetro,plastica,ferro e materiale organico.
La merce viene trasportata e scaricata dai camion per poi essere depositata negli appositi contenitori. I rifiuti sono divisi in riciclabili (come plastica, alluminio, vetro, carta) e non riciclabili o speciali (come olio da cucina, pile, sostanze altamente nocive contenute in elettrodomestici e computer).
Questi cassoni servono per dividere i materiali e poterli smaltire più facilmente.
Ci hanno spiegato pure che i frigoriferi vengono separati dagli altri elettrodomestici perchè contengono un gas , IL FREON, che inquina l’ aria e può provocare un buco nell’ ozono.
Abbiamo imparato che 15 alberi di alto fusto equivalgono a 1 tonnellata di carta.
Ogni rifiuto viene catalogato secondo un codice particolare per essere poi trasportato dai camion che lo portano in sedi speciali dove viene riciclato o mandato al macero per poi essere distrutto.
vedi il sito dell’ecostazione di Baggero https://wordpress.com/post/nuovescienze3a.wordpress.com/176
Il Mulino di Baggero
Fiume Lambro:
–Nasce: a Piano Rancio nella sorgente Mena-resta che si trova nel cuore del Triangolo Lariano; si chiama così perchè dopo esser passata vicino a una roccia passa in un sifone e quando si riempe viene trasportata nel letto del fiume, mentre quando diminuisce si ferma
-Storia: si racconta che quando si dovevano creare I Navigli tra l’Alta Brianza e Milano, Leonardo Da Vinci avesse calcolato la quantità d’acqua che esce e i tempi di attesa quando arriva l’acqua , sono sempre uguali; questo metodo serviva per calcolare la portata d’acqua.
-I Mulini: Nell’Ottocento a Merone si sviluppò un’attività commerciale e manifatturiera in sintonia con le peculiarità del territorio. Mulini, magli, torchi e più tardi, le industrie seriche ricavano dalle acque correnti la forza motrice necessaria per il loro funzionamento. Il mulino di Baggero fa parte di un sistema di quattro ruote idrauliche per fornire energia meccanica a un insediamento preindustriale. Una parte della materia prima che arriva al mulino era finalizzata alla macinazione per la produzione di farina, l’altra per produrre olio da un cereale, il ravizzone. I mulini caddero in disuso negli anni Sessanta. Grazie ad un intervento di ristrutturazione, è stato possibile recuperare i numerosi attrezzi e altri oggetti della tradizione contadina.
L’energia prodotta dal movimento della ruota non viene sprecata, ma utilizzata come fonte energetica rinnovabile grazie all’istallazione di una micro centrale elettrica.
IL LAGO E LA SUA FLORA
LA FAUNA
I PESCI DEL LAGO
altri ospiti del lago
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La sua storia risale al neolitico (10-15000 a.C.). Sulla punta orientale vi era un piccolo villaggio su palafitte. Le vicende storiche rimasero legate a quelle del lago di Pusiano e ai suoi illustri e prestigiosi proprietari succedutisi nel tempo. Nel 1300 l’Arcivescovo di Milano possedeva il lago insieme alla collegiata di San Giovanni Battista di Monza, poi per tre secoli, fino alla fine del settecento, subentrarono i Carpani, signori feudali della zona. Iniziò il periodo dei tre Marchesi: Francesco Carpani, poi Giuseppe Antonio Molo e infine Gerolamo d’Adda. Il lago, il Palazzo di Pusiano e l’Isola furono poi acquisiti dal Vicerè Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone, e dai Vicerè Austriaci. Si ebbe così il periodo dei tre Principi a cavallo del 1700 e 1800: l’Arciduca Ferdinando Carlo d’Asburgo-Este Lorena, il citato Eugenio di Beauharnais, e infine, con il ritorno degli austriaci, l’Arciduca Ranieri d’Asburgo. La casa Imperiale Austriaca mantenne la proprietà fino al 1831. Dopo alterne vicende l’Isola fù ceduta nel 1874 ai fratelli Antonio ed Egidio Gavazzi, industriali serici di Valmadrera. ( dal sito http://www.isoladeicipressi.com)
Compianto sul cristo morto
Giovedì 26 aprile le classi prime della scuola secondaria Wojtyla al museo della scienza e della tecnica di Milano hanno osservato l’area dedicata allo spazio e hanno partecipato a un laboratorio che prevedeva la costruzione di un modellino di astronave